La fabbrica operaia
tra passato e presente

Nel dopoguerra, l’edilizia residenziale di Crespi d’Adda conosce un nuovo periodo di splendore. Vengono costruite 5 villette per gli impiegati e i capireparto e 8 eleganti ville destinate ai dirigenti. A due passi dalla fabbrica operaia viene aperto nel 1925 l’ufficio postale di Crespi d’Adda e nel 1928 è inaugurato l’edifico per il Dopolavoro.
Il 1930 è un anno che segna uno spartiacque nella storia di Crespi d’Adda, perché segna l’inizio di una crisi di settore che non conoscerà fine. I Crespi costituiscono una società anonima con Cotonificio Veneziano e Manifatture Toscane (BCVT) che diventerà STI (Stabilimenti Tessili Italiani).
La dirigenza di Crespi d’Adda viene affidata a Bruno Canto, che opera in continuità col tracciato imprenditoriale dei Crespi.

Nel 1952 le perdite sono così ingenti che l’azienda è costretta a un’amministrazione controllata. A Bruno Canto, deceduto in un incidente stradale, succede Michele Bagnarelli che distaccò definitivamente la fabbrica operaia dai servizi che le ruotano attorno, affidandoli alla Cooperativa di Consumo.
Una superficie di 85 ettari, il luogo perfetto per fondare il villaggio operaio di Crespi d’Adda.
Alla soglia degli anni ‘70 la società entra di nuovo in crisi e viene acquisita dalla Manifattura Rossari e Varzi. Cinque anni più tardi lo stabilimento si stacca dal villaggio operaio e le case di Crespi d’Adda vengono vendute ai privati. Nel 1976 diventa proprietà della famiglia Legler per la produzione di denim.
Nel 1989 passa di mano al Gruppo Polli.
Il 5 dicembre 1995 il villaggio operaio di Crespi d’Adda viene iscritto nella lista UNESCO dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Nel 2003 lo stabilimento chiude. 10 anni dopo, nel 2013, la società Odissea, facente parte del Gruppo Percassi, acquista lo stabilimento.